A me

Oggi festeggio. “A dire la verità, sono a pezzi, stanco di lottare, stanco di affrontare tutto questo, stanco delle cose che non funzionano per quanto io ci provi. Non è il rifiuto delle difficoltà, fanno parte del gioco, è piuttosto un'usura dell'anima. Se oggi Dio fosse seduto qui, davanti a me, gli direi: Sono in ginocchio, non ce la faccio più ad affrontare tutto questo, ho chiuso, non posso più farlo. Ma la cosa peggiore di tutte sai qual'è? È la paura di fare capire agli altri. Chi vuole accanto una persona a pezzi? E questa battaglia silenziosa fa nascere una domanda. Come sistemare tutto questo? Si può sistemare tutto questo? Ad essere completamente onesto, non lo so più”. Questo video, visto per caso qualche giorno fa, mi aveva profondamente colpito perché sembrava raccontare con una precisione quasi chirurgica la mia condizione attuale. Ci avevo riflettuto parecchio chiedendomi anche in quanti fossero come me, davvero in ginocchio, pronti a mollare, silenziosamente. Me ne ero quasi scordato poi oggi, improvvisamente, ripensandoci, mi sono scoperto con un sorriso così, un po’ amaro sul volto. Non so da dove fosse emersa questa smorfia, da quale buco profondo dell’anima fosse uscita ne il perché ci avesse messo giorni a mostrarsi, ma so benissimo cosa volesse dire quel sorriso: Io non mollerò, la raddrizzerò questa mia incasinatissima vita perché io non sono così, io la risposta la conosco, SI, si può sistemare tutto questo. So che non sarà facile, non lo è mai. Oggi festeggio la voglia di combattere ritrovata, brindo alla resilienza che ci fa rialzare dopo essere caduti e a me stesso, di nuovo in piedi o quasi. Da oggi riprendo in mano la mia vita.

Continua a leggereA me

Il mio primo viaggio da solo

In Marocco, a Fez. Giorno 1 Ore 10,10, 27 luglio 23. Sono seduto su una panchina davanti al gate 02 dell’aeroporto Pastine di Roma Ciampino, ho appena finito di ripristinare il pc rimesso in pista per questo viaggio. Sono abbastanza sereno, più di quello che avrei immaginato. La nottata è andata, troppo stanco per non dormire. I pensieri che mi avevano tolto il sonno si sono sciolti, superati, immagino, dalle questioni di ordine pratico. Devo prendere un aereo, arrivare a Fez, cambiare moneta, comprare una SIM, prendere un taxi, raggiungere il Riad, scaricare i bagagli e uscire. Ho persino fatto un piccolo programma e comprato un mini block notes per ricordarmi numeri, indirizzi ed appunti vari senza dover ogni volta tirare fuori il cellulare. Qualcosa lo avrò dimenticato ma sono contento dell’impostazione. Il gate è pieno, molte comitive, perlopiù coppie. Invio un ultimo, importante, messaggio, poi proverò a staccare la spina. Ore 17 e 30, sono appena tornato al Riad dopo un primo breve contatto con la Medina. Alla fine ho preso un aereo, ho cambiato moneta, acquistato una SIM, preso un taxi, raggiunto il Riad, fatto un milione di domande al ragazzo che mi ha accolto e poi, finalmente, sono uscito. Mi sono perso in un caleidoscopio di suoni, colori ed odori. I martelli degli artigiani sull’ottone lucente, i mille colori della ceramica e dei tappeti, i dolci a base di miele, pistacchi, noci e poi couscous, tajine fumante, harira e Dio solo sa cos’altro. Una full immersion sensoriale in cui era impossibile non includere una breve sosta per un the alla menta. Torno al Riad per una doccia veloce prima di uscire per la cena, non tocco cibo da stamattina. Nel frattempo ho anche schivato un tentativo di rovinarmi la vacanza ed affrontato la frustrazione di non aver avuto nessuna risposta al messaggio inviato. A proposito del primo evento posso solo citare la frase che una persona a cui tengo molto mi ha detto tempo fa: “Non permettere alla gente stupida, cattiva o, peggio, entrambe, di farti del male, non dargli questa forza.”. Per il messaggio rimasto lettera morta non mi rassegno, ogni cosa ha i suoi tempi. Ore 22, sono in camera dopo una cena a base di harira consumata nei pressi di Bab Boujluod sempre in zona Medina ma lato opposto di Fez (questa Medina è la più grande del mondo quindi credetemi se vi dico che sono dall’altra parte della città). Le strade sono piene di gente quando dal minareto il Muezzin richiama…

Continua a leggereIl mio primo viaggio da solo

Le 5 cose che ho capito troppo tardi

Lessons learned. Ho capito troppo tardi che: Ad un certo punto della vita si fanno i conti con l’assenza, il vuoto che proprio non ti aspettavi. L’amore, se c’è, sarà, nella migliore delle ipotesi, diventato affetto, abitudine. Ii figli prenderanno la loro strada e la famiglia sarà un pallido ricordo di quello che era. L’unica ancora di salvezza saranno allora i legami che avrai costruito nel corso del tempo, le persone che fra alti e bassi, ci sono sempre state, i pochi su cui contare. La rete sociale che hai creato nel corso della tua vita sarà l’unico appiglio a cui affidarsi quando tutto sembrerà venire giù. I figli sono animali egoisti. Puoi fare del tuo meglio ma alla fine nulla ti perdonano, basta un passo falso, una distrazione e il solco è tracciato Una frattura che per quanto tenterai di sanare mettendoci la tua esperienza (hai imparato negli anni l’arte dell’autocritica e sei diventato capace persino di chiedere scusa) si allargherà sempre più alimentata prima dalla spavalderia adolescenziale, poi dalla sete di vita. Ho vissuto la mia paternità quasi come una missione, adesso non rimane che sperare di aver costruito bene. Forse un giorno si riavvicineranno, pronti per un rapporto nuovo, fatto di rispetto e possibilmente di quel pizzico di gratitudine che pensi di esserti conquistato giorno dopo giorno. Il lavoro è un mezzo e non il fine, pochi, rarissimi fortunati si ritrovano lì a fare esattamente quello che avrebbero voluto, per la maggior parte di noi si tratta invece solo del modo in cui ci guadagniamo da vivere. Sono le passioni che ti salvano la vita. Vai in palestra, suona la chitarra, dedicati al giardinaggio, qualsiasi cosa va bene. Il trucco è semplice, chiediti solo questo: cosa ti rende felice? Cosa è che ti immerge in un mondo senza tempo? Per quanto possa sembrarvi retorica, ogni giornata non dedicata a ciò che si ama davvero è una giornata persa. Il denaro vince sempre. Per quanto tu possa detestare il concetto resta un fatto, chiaro, innegabile, scolpito nella pietra: chi ha i soldi non è solo in grado di comprare oggetti ma può invertire anche le polarità dei rapporti sociali, conquistare subdolamente, condurre nel proprio mondo le persone su cui hai investito tutto il tuo tempo e la tua pazienza. Viviamo in un mondo capace di mercificare tutto, persino i sentimenti. Un comodo viaggio in prima classe è da preferirsi allo stesso viaggio fatto al fianco di chi quel percorso lo ha progettato, condiviso e preparato. Cerca…

Continua a leggereLe 5 cose che ho capito troppo tardi

Il mio primo viaggio da solo

In Marocco, a Fez. Non ho mai fatto un viaggio da solo, la prospettiva mi attrae e mi spaventa allo stesso tempo. La straordinaria libertà che nasce dalla possibilità di navigare a vista, cambiare direzione in corsa, cercare nuove connessioni con la meta scelta, è resa un po’ meno attraente dalla visione di me seduto ad un tavolino a cena da solo! Di certo la libertà spaventa e la solitudine, già ampiamente sperimentata, è una condizione positiva a patto che non si protragga oltre il limite tra l’essere introspettivo e isolarsi socialmente. Ma, a conti fatti, credo che questa esperienza sia molto di più di una voce della mia Bucket List e rappresenti la volontà di andare oltre, alzare l’asticella, superare le mie paure. Mi piacerebbe, alla fine di questo viaggio, poter dire che, contrariamente all'assunto che viaggiare da soli isoli, ho incontrato nuove persone, creato legami, messo qualcosa di nuovo nel bagaglio della mia vita. D’altro canto sono certo che disconnettermi dalla routine e dedicarmi un po’ all'introspezione e alla consapevolezza mi aiuterà a capire chi sono e cosa voglio. Introdotto il viaggio e lo spirito che lo anima veniamo a qualche dato pratico. Passerò una settimana a Fez da dove partirò per vedere Chefchaouen, la città azzurra e probabilmente il sito romano di Volubilis. Mi piacerebbe fare una puntatina dalle parti di Martil per vedere il mediterraneo da quest’altro lato! A Fez, oltre alle mete irrinunciabili (la Medina, Madrasa Bou Inania, etc), mi concederò certamente un Hammam, rigorosamente non turistico, e ogni tipo di esperienza e cibo locale. Inutile pensare ad un itinerario di dettaglio, come detto navigherò a vista. Tipologia: Autofinanziato Spese da sostenere: Autofinanziato Timing: Luglio 2023 Give back: Blog Se volete saperne di più sui progetti qui trovate tutte le informazioni. Qui trovate il blog del progetto.

Continua a leggereIl mio primo viaggio da solo

Murakami – Norwegian Wood

Ci sono autori che ti catturano dalla prima pagina ed altri che hanno bisogno di farti entrare nel loro mondo con delicatezza, Murakami appartiene certamente a questa seconda categoria. In questo caso, forse ancora più che nella storia, occorre entrare in una cultura, perciò lasciate scorrere le pagine, soprassedete sui passaggi lenti, cercate di assecondare il ritmo narrativo, il libro vi catturerà allo stesso modo in cui una grande amicizia nasce spesso da una diverbio. Prima di addentrarmi nella storia lasciatemi dire ancora una cosa: Norwegian Wood non mi è sembrato affatto, come spesso ho letto, “solo” un romanzo sull'adolescenza. Il mondo di Toru oscilla di certo fra la volontà di rimanere se stessi ad ogni costo e quella di crescere, trovare un posto nel complesso, ipocrita ingranaggio del mondo adulto ma il mare su cui galleggia la storia non è solo fatto di questo. I temi adolescenziali sono la spina dorsale della narrazione ma quello che davvero rimane a lettura finita è il passaggio a volo radente attraverso una cultura diversa dalla nostra, un mondo fatto da dialoghi, cibi, scenari naturali e sociali molto lontani dal nostro amatissimo, ristrettissimo,  modello occidentale. La trama è semplice, molto più complessi i temi che ne vengono fuori. Toru Watanabe, è uno studente universitario atipico, alterna le sue giornate fra la biblioteca dell’università e le lunghissime passeggiate solitarie nel centro di Tokyo. Durante una di queste camminate rincontra Naoko, la ragazza di Kizuki il miglior amico di Toru suicidatosi a 17 anni. Sullo sfondo di questo evento tragico nasce fra Toru e Naoko un amore profondo. La morte di Kizuki ha però a tal punto segnato l’esistenza di Naoko da farla sprofondare in uno stato depressivo che culmina con un ricovero in un centro per malattie mentali. Contemporaneamente Toru conosce frequentando le lezioni Midori, giovinezza, vita ed entusiasmo allo stato puro. Alla curiosità si sostituisce l’interesse e poi il sentimento. Toru si ritrova così sospeso fra l’amore per Naoko, che pare non attendere altro che ricongiungersi a Mizuki, e quello Midori, che altro non vorrebbe che essere felice con lui. Inevitabilmente sarà il destino a scegliere per tutti. Ci sono poi Reiko, la fragilissima insegnante di musica che condivide con Naoko la stanza, Nagasawa un cinico collega di Toru che condivide con lui la passione per la letteratura americana, Hatsumi la vittima sacrificale di Nagasawa ed infine Sturmtruppen il buffo compagno di stanza di Toru. A fare da sfondo a tutte queste vite c’è la morte che, insieme alla musica ed…

Continua a leggereMurakami – Norwegian Wood